Dipende tutto dalla classe mineralogicha

In base alla loro composizione chimica, i minerali si raggruppano in otto classi che, procedendo dalla più semplice alla più complessa, prendono i rispettivi nomi di elementi, solfuri, alogenuri, ossidi, carbonati, solfati, fosfati e silicati.

Ogni minerale, dunque, a seconda della sua natura chimica e delle sue proprietà richiede, oltre a specifiche modalità di conservazione, un particolare trattamento di pulizia.

È generalmente sconsigliato l'uso di reagenti chimici, con la sola eccezzione di quelli contenuti in alcuni prodotti per le pulizie domestiche.

Elementi

Di questa classe fanno parte, per esempio, il rame e l'argento;

argentoargento nativo

è preferibile che entrambi non siano mai lavati con acqua:

il primo, infatti, si coprirebbe di verderame, il secondo diventerebbe scuro;

al contrario, è meglio impiegare l'alcol.

I prodotti in commercio per la pulizia di tali metalli, invece, si possono utilizzare solo sulle superfici lisce del campione.

Solfuri

Casi tipici di questa classe sono quelli della pirite e della marcasite che, se conservate in luoghi umidi, producono acido solforico, dannoso per carta, legno e minerali contigui.

marcasiteMarcasite

Per quanto riguarda la pulizia,ad esempio , la sfalerite può produrre patine bianche di solfato di zinco, che vanno eliminate strofinandone la superficie con alcol.

sfaleriteSfalerite

Alogenuri

Alcuni, come il salgemma, sono solubili in acqua;

altri, come la fluorite, non presentano invece problemi di pulizia, perchè inattaccabili persino da molti reagenti.

fluoriteFluorite

A causa della loro facile sfaldatura, con i minerali appartenenti a questa classe non deve essere usata la vaschetta a ultrasuoni.

Ossidi

Quelli di ferro, come la magnetite, temono l'umidità perchè provoca un'idratazione superficiale e la conseguente formazione di ruggine, una sostanza difficile da asportare senza gli opportuni reagenti.

Altri ossidi, come corindone, quarzo, crisoberillo, non richiedono invece particolari accorgimenti;

corindoneCorindone

per la loro pulizia può essere utilizzata anche la vaschetta a ultrasuoni.

Carbonati

tra di essi i più comuni sono la calcite, la dolomite e la rodocrosite, che di solito non presentano problemi di pulizia perchè sono solubili solo negli acidi forti come quello cloridrico.

rodocrositeRodocrosite (Rob Lavinsky)

I carbonati di calcio calcite e aragonite temono tuttavia l'uso di complessanti del tipo impiegato per togliere il calcare nelle lavatrici.

Solfati

Quelli anidri, come barite e celestina, resistono bene ai trattamenti di pulizia più comuni anche se, a causa della loro facile sfaldatura, è sconsigliabile l'uso della vaschetta a ultrasuoni.

bariteBarite

Molti solfati idrati sono invece solubili in acqua, fatta eccezione per il gesso il quale, tuttavia, teme il calore:

i suoi cristalli trasparenti, scaldati alla fiamma, diventano opachi per perdita di acqua.

È curioso notare che spesso i solfati idrati costituiscono il prodotto finale di molti processi di alterazione di minerali metallici.

Silicati

Si tratta della classe più ricca di minerali.

Essendo tutti insolubili in acqua, riguardo alla pulizia non richiedono particolari accorgimenti, tranne che per il topazio e per i feldspati, la cui facile sfaldabilità, impone che sia evitato l'uso della vaschetta a ultrasuoni.

Problemi di conservazione

Sono molte le cause che portano un minerale a deteriorarsi: ecco qualche consiglio per evitare che ciò accada:

Parlando di pulizia dei minerali ci si riferisce alla rimozione delle sostanze estranee depositatesi o formatesi sugli esemplari durante o dopo la raccolta e l'ingresso in collezione.

Tenete presente, però, che spesso i collezionisti chiamano 'pulizia' anche quell'operazione di evidenziazione dei cristalli.

I problemi della manutenzione

Anche se la parola 'pulizia' richiama alla mente solo immagini di polvere e di sporcizia, non è necessariamente vero che l'unico problema di manutenzione di una raccolta consista nella banale spolveratura.

Quest'ultima, poi, non è affatto così banale, né facile da attuare, soprattutto se si devono affrontare minerali fibrosi, perlopiù fragili e delicati, oppure esemplari butterati da cavità e interstizi.

Oltre alla polvere, tra gli altri nemici che insidiano i minerali troviamo l'umidità, l'ossigeno, l'anidride carbonica, le particelle di idrocarburi incombusti dallo smog cittadino, la luce e il calore.

Queste dunque sono le cause per cui l'argentina casalinga si annerisce, per cui le maniglie di ottone si coprono di patine scure, per cui oggetti nichelati diventano di un antiestetico verde marcio.

Nemici dei minerali

Ogni minerale rappresenta un caso a sè stante e, tuttavia, si possono fornire indicazioni generali valide per ogni singolo tipo di pulizia e per ogni classe di minerali.


Polvere


Si evita o si attenua racchiudendo gli esemplari in scatole trasparenti o in sacchetti di politene.

Per rimuoverla, comunque, in luogo di pennelli e spazzole si potrà usare anche aria compressa.

Se la polvere è mista a sporcizia, il campione andrà immerso (sempre se la sua composizione chimica lo consenta) in un recipiente agitato da una corrente d'acqua in entrata e in uscita.

Se il minerale non è fragile, si potrà utilizzare la vaschetta a ultrasuoni con l'apposito detersivo.


Ossidazione e idratazione


I minerali particolarmente sensibili a queste reazioni (come i solfuri) vanno tenuti in ambienti asciutti e secchi, oppure in scatole ben chiuse insieme a sostanze che assorbono l'umidità.

È spesso del tutto inutile coprire con lacche certi minerali, per esempio pirite e marcasite, che si alterano facilmente.

Quando la reazione è iniziata, il pezzo non è già più recuperabile.

Per togliere i prodotti di reazione (patine, efflorescenze, croste), infine, occorre tener presente la composizione chimica dell'esemplare, affinchè quest'ultimo non venga rovinato.


Disidratazione


Alcuni minerali idrati perdono acqua o tendono a divenire polvere (la laumontite per esempio), trasformandosi in un altro prodotto.

Al contrario di quanto consigliato in precedenza, questi esemplari vanno conservati in un luogo umido o addirittura immersi in acqua.

In qualche caso basta coprirli di lacca subito dopo averli prelevati dal giacimento.


Azioni della luce


Certi minerali scuriscono alla luce (per esempio, la proustite e il cinabro).

cinabroCinabro

Il realgar, di colore arancio, si trasforma invece in una polvere gialla (orpimento).

In questi casi l'unico rimedio davvero efficace è mantenere i campioni al buio.

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