Porfido

porfidoporfido

Il porfido è una roccia magmatica effusiva a composizione chimica sialica; deve il suo nome - che ha la stessa radice di porfirite (da porphyreos, 'rosso porpora') - al colore rossastro, frequente in questo litotipo.

E dal nome della roccia deriva poi quello della sua caratteristica struttura, tipica anche di quasi tutte le effusive, ovvero la struttura porfirica.

Sull'origine e quindi sulla classificazione del porfido, pietra che è stata largamente usata in edilizia sin dall'antichità, le ipotesi sono assai varie e in continua evoluzione.

Alcuni petrografi, per esempio, ritengono che vari porfidi, in realtà, siano meglio classificabili come ignimbriti.

Le caratteristiche

Il porfido è una roccia magmatica effusiva, contenente più del 65% di silice: ha perciò un chimismo sialico, molto simile a quello di rocce intrusive come i graniti.

Il colore del litotipo è piuttosto chiaro, data la sua composizione chimica: varia dal grigio al rosa, al violaceo, al rosso mattone.

La sua tessitura è massiccia, talora zonata o a fiamme, ricca di cavità, dette miaroli, che spesso contengono piccoli cristalli di quarzo, feldspati, topazio, fluorite o altri minerali.

Quarzo e biotite, sanidino, ortoclasio e albite rappresentano i componenti essenziali del porfido; gli accessori sono numerosi; oltre all'oligoclasio-andesina, un plagioclasio, sono presenti l'apatite, lo zircone e la magnetite, più raramente l'orneblenda e la molibdenite.

Spesso si trovano anche dei componenti secondari dovuti all'alterazione dei minerali principali, come la clorite (dalla biotite), la sericite e la calcite (dall'ortoclasio-andesina).

Al microscopio la roccia presenta una struttura decisamente porfirica, con grossi fenocristalli di quarzo, spesso corrosi o a spigoli vivi, e di feldspati, corrosi e arrotondati, immersi in una massa di fondo variabile da vetrosa amicrocristallina; più rari sono i fenocristalli di biotite.


Il porfido ha un aspetto superficiale ruvido, soprattutto nella varietà con pasta di fondo microcristallina.

Altre sue caratteristiche sono la durezza e la resistenza agli agenti atmosferici, nonchè la facile divisibilità in lastre, anche di spessore sottile, in parallelepipedi o cubetti, grazie a un'agevole fratturabilità secondo tre piani.

Origine e giacimenti

I porfidi quarziferi, effusivi, corrispondono come chimismo ai graniti, intrusivi, e derivano dal consolidamento di grande colate provenienti da vulcani a fessura.

Sembra, tuttavia, che almeno una parte di quelli che sono considerati porfidi andrebbe classificata fra le ignimbriti, rocce che si sono originate dal riscaldamento di grandi quantità di ceneri vulcaniche ricche di vetro, contenute in sospensione nei gas sprigionatasi durante le eruzioni, depositate e sedimentate ancora allo stato semifuso, pastoso, su vaste estensioni.

Le ipotesi sulla genesi dei porfidi, però, non sono ancora concordi.

L'Italia vanta di grandi estensioni di queste rocce effusive, che affiorano soprattutto nel Biellese e nel Varesotto, nelle Prealpi Bergamasche e Bresciane.

Nelle valli dei fiumi Avisio, Adige e Isarco, inoltre, formano la cosidetta piattaforma porfica atesina (oltre 3000 km quadrati di superficie), nella quale, tuttavia, ai porfidi si alternano bianchi di tufo.

La Val d'Ega, che dal passo di Costalunga porta a Bolzano, è famosa per le sue pareti di porfido a picco, che in alcuni punti danno luogo a una vera e propria forra.

Molto noti sono anche i porfidi rossi di Arbatax (Nuoro), che formano guglie, pinnacoli e scogli assai carratteristici.

Notevoli colate si trovano poi in Toscana e all'isola d'Elba, dove prendono il nome di euriti.

All'estero queste rocce sono presenti in Svizzera (Canton Ticino), in Germania (Westfalia e Sassonia) in Canada e negli Stati Uniti.

Gli usi

I porfidi vengono usati come materiale decorativo e da costruzione, per massicciate, pietre da macina, ghiaia e pavimentazioni stradali.

Va infine ricordato che ad alcuni porfidi italiani sono associati giacimenti di uranio, come a Novazza (Bergamo) e Laurisia (Cuneo).

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