Inconvenienti elettrici frequenti

Scintillio e "scricchiolio". E abbastanza comune che una spina volante, inserita in una presa a parete, quando si muove il cavetto che se ne diparte, scintilli leggermente, provocando altresì un lieve rumore tipico (scricchiolio). Lo stesso fenomeno può verificarsi all'interno di una presa multipla, di un interruttore o di un altro elemento dell'impianto quando lo si muove, lo si manovra, oppure senza causa apparente. In certi casi si avverte soltanto lo scricchiolio, poiché lo scintillio che ne è l'origine non è visibile (interno di un portalampade, scatola di una presa fissa).

Ciò che dà luogo a tali manifestazioni è sempre un contatto elettrico incerto. Lo scintillio, anche se apparentemente mode sto, è sempre una energica fonte di calore, capace, in un tempo più o meno breve, di surriscaldare, deformare, sbriciolare, carbonizzare elementi isolanti in plastica, di ricuocere e ossidare elementi metallici, o addirittura di "perlinarli", cioè provocarne la parziale distruzione per fusione, dando luogo a formazione di piccole gocce di rame od ottone, chiamate in gergo d'officina "perline".




Riscaldamento di cavetti e prese. Un avviso meno urgente, ma da non trascurarsi, è il riscaldamento di cavetti, spine e prese. Un lieve riscaldamento è normale e può essere tollerato, ma quando l'elemento è decisa mente caldo o scotta, occorre intervenire: se si tratta di un cavetto, significa che è sovraccaricato; se si tratta di una spina o una presa, o sono sovraccarichi oppure so no internamente in cattivo stato e il sovra riscaldamento è imputabile a cattivi con tatti interni, al che si provvede sostituendo le parti usurate con pezzi componenti nuovi e di adeguate caratteristiche.




Riscaldamento di portalampade. Il caso del portalampade è un caso a sé: la lampada, specie se di forte potenza (60-100 watt e oltre), riscalda sempre, attraverso lo zoccolo, il portalampade e i cavetti che vi fanno capo. Un portalampade che scotta è quindi cosa normale, come del resto una lampadina. Bisognerà badare per prima cosa a che essi non danneggino elementi sensibili al calore che stanno nelle vicinanze. I porta lampade vanno scelti sempre tra quelli che hanno il supporto centrale e la ghiera esterna di centraggio, in materiale ceramico e non plastica. Occorrerà anche sottoporli a una certa sorveglianza, con particolare riguardo a quelli di forte potenza e a quelli che si usano maggiormente. Non è raro che il calore generato dalla lampada si trasmetta ai cavetti di alimentazione, deteriorandone la guaina isolata. Ad un certo punto, i due cavetti ormai privi di guaina, vengono tra loro a contatto e si ha cortocircuito.

L'unico provvedimento che si può prendere su un portalampade che scalda troppo e quindi rovina i cavetti che lo alimentano, a parte una periodica ispezione e la sostituzione dei cavetti prima che il loro isola mento sia totalmente distrutto, è quello di sostituire l'isolamento stesso (se la struttura e le dimensioni del portalampade e del relativo supposto lo consentono) con una serie di "perline", ossia di elementi forati in ceramica, bombati da un lato e concavi dall'altro, che s'infilano sul cavetto, in prossimità del portalampade e che costituiscono un isolamento resistentissimo al calore.




Cortocircuito

Nella maggior parte dei casi, quando l'interruttore automatico scatta per un cortocircuito, la causa è un portalampade.

Naturalmente il cortocircuito può verificarsi in cento altri punti; il suo verificarsi provoca lo scatto dell'interruttore automatico, il quale, tentandone il ripristino senza primari muovere la causa del cortocircuito (agendo sull'apposito pulsante o levetta), scatta di nuovo, cioè "non rimane chiuso".In tale situazione non rimane che ricercare il guasto procedendo con metodo e gradualità: si sfileranno dapprima dalle prese a parete tutti gli utilizzatori collegati median te spine mobili; se, dopo aver fatto questo, l'interruttore rimane chiuso e non scatta, significa che il guasto si è verificato all'in terno di uno degli utilizzatori.Si ricollegano, con precauzione, gli utilizza tori uno per uno segnatamente fino a quando l'interruttore scatterà di nuovo.

Si sarà individuato cosi l'utilizzatore all'interno del quale si è verificato il cortocircuito.




Se, invece, staccati gli utilizzatori, il cortocircuito permane (l'interruttore non si lascia chiudere), significa che il guasto si è verificato nella parte fissa dell'impianto, per cui occorre procedere a un esame diretto, visivo dell'impianto a cominciare dai suoi "punti deboli" e cioè i portalampade e i sistemi illuminanti direttamente alimentati dall'impianto fisso, e le prese a parete.

Nove volte su dieci, a un certo punto il guasto si trova in uno di questi elementi. In certi casi, però, non è cosi, per cui occorre individuare le scatole di derivazione murate che costituiscono i "punti d'appoggio" del l'impianto e sezionarlo, cominciando da quelle più lontane all'interruttore automatico, per convergere via via verso questo, cioè sconnettere i conduttori nelle scatole, contrassegnandoli come si è già detto per poterli successivamente ricollegare in mo do corretto.




A un certo punto il cortocircuito risulterà "localizzato" in una certa parte dell'impianto. In questi casi, il lavoro di ricerca del guasto è assai più lungo del lavoro di riparazione.Quanto detto sopra sottolinea la praticità e la comodità di disporre, specie a monte degli utilizzatori più potenti, interruttori manuali o automatici (più piccoli di quello principale e tarati più bassi) e anche interruttori manuali, eventualmente con fusibili incorporati o prese fisse a parete con fusibili incorporati (poco usate in Italia, ma assai pratiche).La presenza di tali elementi, consente di sezionare l'impianto in diverse zone e individuare assai più rapidamente la zona ove si è verificato il guasto.

Quando si verifica un cortocircuito all'interno di un portalampade, inserito in un gruppo-luce che viene azionato mediante un interruttore (quasi sempre fisso a parete). Spesso l'energico guizzo di corrente che fluisce nel circuito (interessando tale interruttore), prima che l'interruttore automatico sito a monte scatti, "incolla" i contatti del l'interruttore di comando e cioè salda tra loro contatto fisso e contatto mobile.La cosa si evidenzia quando, una volta riparato il portalampade e inseritavi nuovamente la lampadina, ci si accorge che l'interruttore non svolge più il suo compito e che il contatto mobile non scatta.

In tali casi, con viene senz'altro sostituire l'interruttore con uno nuovo.